1) Osserva il tuo corpo
Quando sei in posa, osserva il tuo corpo. Inizia la tua osservazione, partendo dai piedi. Sei ben radicato al pavimento? Puoi fare aggiustamenti agli archi dei piedi e delle caviglie? I piedi si sentono nella giusta posizione? I piedi consentono una posizione sia ferma che piacevole?
Dai piedi, muovi la tua consapevolezza fino ai fianchi, poi alla pancia e alla colonna vertebrale, infine alle spalle fino alla cima della testa.
2) Applica il principio di azione e reazione
Se applichi una forza verso il basso, si creerà una forza opposta verso l’alto (pensa a come rimbalza una palla quando la lasci cadere). Puoi provare questo principio, ad esempio, in Vasisthasana. Come ti senti se spingi la mano contro il pavimento? Riesci a sentire la leggerezza del corpo?
Perciò, durante una posizione, non collassare mai su te stesso, ma mantieni una postura attiva attraverso il principio di azione e reazione che ti consentirà una maggiore leggerezza e facilità nel mantenimento della posizione stessa.
3) Pratica con consapevolezza
Quando l’acqua scorre giù da una collina, prenderà sempre la via più facile, aggirando qualsiasi ostacolo si trovi sul suo percorso. Anche tu, devi avere questo comportamento durante la tua pratica yoga e, quindi, inizia sempre dalla parte in cui sei più flessibile
Invece, se pratichi senza consapevolezza, rischi di sovraccaricare le tue aree più rigide, allungando eccessivamente quelle più flessibili. Ad esempio, se i muscoli posteriori della coscia sono rigidi e ti pieghi troppo in avanti, la colonna vertebrale compenserà lo sforzo, mettendo a rischio i dischi.
4) Bilanciamento delle azioni
Uno dei modi in cui possiamo contrastare il sovraccarico dei muscoli rigidi, è quello di pensare tutte le nostre azioni in termini di bilanciamento.
Per esempio, in Tadasana, quando spingiamo indietro le cosce, dobbiamo anche allungare il busto verso l’alto. Se premiamo solo le cosce, rischiamo di sovraccaricare la zona lombare. Se allunghiamo solo il busto, creiamo una schiena piatta, cioè perdiamo la curva lombare. Entrambe le azioni devono essere fatte per bilanciarsi a vicenda.
5) Movimento versus azione
E’ movimento quando, ad esempio, solleviamo un braccio, cioè usiamo i muscoli per cambiare la posizione del corpo. Il movimento cambia la forma di una posa.
Se, durante Virabhadrasana 2 (la posizione del Guerriero 2), apriamo le dita dei piedi per radicare i piedi, questa è un’azione. Un’azione rende viva una posizione yoga, portando la mente nel corpo, permettendoti di diventare più consapevole e sintonizzato sulle tue sensazioni.
6) Sthira e Sukha
Trovare l’equilibrio tra stabilità/forza e flessibilità è uno degli aspetti più importanti della nostra pratica. Questo vale sia per il nostro sforzo fisico che per il nostro atteggiamento.
Il cambiamento non si verifica, se non ti impegni con passione, ma un lavoro eccessivo, oltre i nostri limiti, può causare lesioni. Una certa dose di disciplina può darci la libertà del corpo e della mente. Tuttavia, troppa disciplina può renderci rigidi e chiusi a nuove esperienze.
Si tratta di trovare il giusto equilibrio. Puoi esplorarlo anche nelle singole asana. Per esempio, in Virabhadrasana 2 (la posizione del Guerriero 2), piedi troppo lontani tra loro, ci rendono instabili, mentre troppa stabilità, cioè piedi troppo vicini tra loro, limita il movimento nei fianchi e ti impedisce di espanderti. Invece, con il giusto equilibrio tra stabilità e forza nelle gambe, la parte superiore del corpo e le braccia sono libere di aprirsi e di allungarsi.
Puoi approfondire il concetto di Sthira e Sukha in questo post: Il bilanciamento tra flessibilità e forza nello yoga
Spero che questi principi siano utili per la tua pratica yoga.