Pranayama, il controllo del respiro

Il Pranayama è il quarto passo dell’Ashtanga Yoga di Patanjali.

Il termine sanscrito Pranayama è composto da due parti: “prana” (che vuol dire fiato, respiro, vita, energia, forza, soffio vitale) e “yama” (che vuol dire controllo). Il suo significato letterale quindi, significa: arte o scienza del controllo del respiro.

Poiché il respiro rappresenta il soffio vitale, l’energia vitale che pervade ovunque (prana), il significato più profondo della parola pranayama è la capacità di controllare quell’energia sottile, contenuta non solo nel respiro, ma anche nell’aria, nell’acqua e negli alimenti.

Secondo gli antichi saggi indiani, infatti, il prana è un’energia che si trova ovunque, pervade tutto il creato e si manifesta in ogni essere vivente. Il prana si trova anche nell’aria che respiriamo, nel cibo che mangiamo e nell’acqua che beviamo.

Il prana può essere, inoltre, assimilato e immagazzinato. Gli yogi esperti riescono persino a direzionarlo in vari punti del corpo.

Gli yogi dell’antichità credevano che dal numero dei respiri e dalla loro lunghezza dipendesse la durata della vita. Per questo motivo, hanno concentrato la loro attenzione sui meccanismi della respirazione, sperimentandoli a fondo e scoprendone le leggi che li governano.

La pratica del Pranayama ha bisogno di una buona conoscenza delle Asanaperché consentono di rimuovere i blocchi fisici che impediscono il flusso del prana, consentendo così di tornare ad una respirazione completa.

La respirazione yoga

L’uomo moderno prende in considerazione solamente due fasi della respirazione: l’inspirazione e l’espirazione. Secondo gli yogi invece, la respirazione è composta da tre fasi:

  1. inspirazione (puraka)
  2. espirazione (rechaka)
  3. trattenimento del respiro (kumbhaka) a polmoni pieni e vuoti

Esistono tre tipi di respirazione:

  1. Respirazione addominale (tipica degli uomini)
  2. Respirazione toracica
  3. Respirazione clavicolare (tipica delle donne)

La respirazione addominale è più profonda, quella toracica è intermedia e quella clavicolare è più superficiale. La respirazione yoga completa, prevede la combinazione di tutte e tre le tipologie di respirazione.

Il pranayama però, non si limita ad un semplice addestramento alla respirazione completa. Come già detto infatti, il flusso di prana può essere veicolato nel corpo. Per poter raggiungere tale obiettivo occorre praticare varie tecniche di respirazione che fanno, appunto, parte del pranayama.

Perché tanti pranayama?

Esistono quindi numerose tecniche di pranayama. Eppure la respirazione sembra un atto semplicissimo. A cosa servono tutte queste tecniche?

“Sono state perfezionate numerose asana per esercitare varie parti anatomiche – muscoli, nervi, organi e ghiandole – affinché l’intero organismo funzioni in modo sano e armonioso. Gli ambienti, la costituzione, il temperamento e lo stato di salute degli uomini sono diversi, e le diverse asana aiutano, in situazioni diverse, ad alleviare i malanni umani e a sviluppare l’armonia. Molti tipi di pranayama sono stati ideati e sviluppati per sopperire alle esigenze fisiche, mentali, intellettuali e spirituali dei sidhaka (i praticanti di yoga)  in condizioni fluttuanti” (Teoria e pratica del pranayama, B. K.S. Iyengar).

Per approfondire, leggi il post “I benefici del Pranayama

Om Shanti,

Simona