Quando ci facciamo male (per esempio, abbiamo messo la mano su una stufa e ci siamo scottati), il messaggio che il corpo ha subito un danno, arriva al cervello, attraverso l’esperienza del dolore.
Il cervello, ricevuto l’allarme, si attiva con una risposta protettiva (togli la mano dalla stufa, produci sostanze per spegnere il dolore, fai una medicazione…).
Poi, inizia il processo di guarigione. Il sistema nervoso centrale riconosce che la minaccia è passata, il dolore scompare.
Tutto è superato, ma nel frattempo, il cervello ha imparato a gestire minacce simili (non metteremo più una mano su una stufa accesa).
Ci sono, però, situazioni in cui il dolore non cessa. Perché?
Questo accade quando il corpo “sente” una minaccia permanente e allerta, continuamente, il cervello.
Se hai avuto mal di schiena, cervicalgia, mal di testa e non hai ascoltato il tuo corpo, e continui a ripetere quelle azioni che il tuo corpo considera minacciose alla sua integrità, l’allarme inviato al cervello non cessa, finché non cambierai qualcosa nel tuo stile di vita.
A volte, però, il dolore non deriva da un problema fisico, come stare troppo seduti o compiere azioni prolungate e ripetitive, ma è la spia di un dolore dell’anima, una ferita emotiva, un torto subito, un ambiente di lavoro tossico, un lutto, un divorzio…
Spesso, sono proprio le emozioni non elaborate, che si esprimono attraverso il dolore fisico, a bloccare i nostri movimenti, a condizionare la nostra vita e la nostra socialità, finché non prendiamo atto che ci dobbiamo fermare per confrontarci con il nostro dolore emotivo, quello che il mondo non vede e che non risulterà in nessuna TAC o risonanza magnetica.
Om Shanti
Simona
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Se soffri di dolore cronico, puoi praticare Yoga con sequenze adatte a te.
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