La respirazione, quando avviene in modo naturale, è involontaria. Ciò significa che essa avviene automaticamente. Tuttavia, può esser sottoposta al controllo della volontà.
Il centro respiratorio è situato nel midollo allungato che controlla i movimenti di inspirazione ed espirazione. Questo controllo centrale è, al contempo, volontario e involontario.
Il controllo involontario è sempre attivo e dipende dai meccanismi riflessi di tre recettori principali:
- i barocettori, sensibili alla pressione polmonare;
- i recettori di tensione, sensibili alla tensione muscolare;
- i chemiocettori, sensibili all’anidride carbonica nel sangue.
Il controllo involontario opera anche quando non pensiamo affatto alla respirazione perché non richiede alcuna attenzione. E’ questo il modo naturale di respirare.
Quando modifichiamo la profondità e la durata dell’inspirazione e dell’espirazione si tratta, invece, di un controllo volontario. In questo caso, il centro respiratorio è influenzato dagli impulsi provenienti dai centri cerebrali più elevati, cioè dalla corteccia cerebrale. Mediante un atto di volontà possiamo, dunque, respirare nel modo e con il ritmo che preferiamo.
Però, se la corteccia cerebrale consente di modificare volontariamente il respiro, attraverso di essa, anche le emozioni possono influenzare il respiro. E, allora, si possono utilizzare le tecniche di pranayama, cioè di controllo della respirazione per influire sulla sfera emotiva.
La respirazione controllata, chiamata anche respirazione yogica o pranayama, si compone di tre fasi:
1. Inalazione (puraka) che stimola l’organismo
I polmoni vengono riempiti d’aria a velocità costante e controllata.
In caso di normale respirazione, i ricettori situati nelle pareti alveolari inviano impulsi inibitori al centro respiratorio (situato nel midollo allungato) per iniziare la fase espiratoria. Invece, grazie al controllo volontario, non si verifica la contrazione dei polmoni, e i recettori vengono così allenati a sopportare una dilatazione sempre maggiore che ci aiuta a trattenere il respiro per lungo tempo (ciò facilita la ritenzione del respiro) e, più in generale, ad aumentare la capacità polmonare.
Un altro effetto dell’inspirazione controllata si verifica sulla vena cava che, ininterrottamente, versa nel cuore il sangue venoso, carico di tossine che proviene dal fegato. La funzionalità di questa vena dipende dal risucchio provocato dall’attività dei polmoni: se il sangue venoso epatico non scorre liberamente, il fegato si ingrossa e si congestiona.
L’inspirazione controllata dissipa, istantaneamente, lo stato di congestione del fegato: quando, grazie all’inspirazione profonda, il diaframma si abbassa, la vena cava inferiore fa affluire il sangue verso il cuore perché le sue pareti sono tese.
Anche la milza riceve effetti benefici dall’inspirazione profonda.
Mentre il cuore ha la funzione di pompa premente che spinge il sangue nella rete arteriosa, i polmoni sono una pompa aspirante sulla circolazione venosa. Ecco perché la respirazione controllata favorisce una migliore funzionalità della vena cava e, quindi, del sistema di purificazione del corpo.
2. Esalazione (rechaka) che espelle l’aria carica di tossine
L’espirazione controllata, cioè profonda, garantisce il completo svuotamento dei polmoni, evitando così il ristagno di aria viziata da tossine.
Inoltre, la pressione intra-addominale che si crea viene mantenuta a lungo e, di conseguenza, la circolazione nell’addome è ridotta a beneficio di quella della regione sacrale irrorando le radici dei nervi sacrali (compresi i rami parasimpatici).
3. Ritenzione del respiro (kumbhaka) che distribuisce l’energia in tutto il corpo
La ritenzione del respiro è di due tipi: a polmoni pieni e a polmoni vuoti.
Nella ritenzione a polmoni pieni, che avviene dopo l’inspirazione profonda, la pressione intrapolmonare è innalzata fino alla nostra capacità ottimale perché chiama in azione tutti gli alveoli, anche quelli che, a causa di una respirazione inefficiente, sono inattivi.
Inoltre, in questa condizione è possibile sperimentare tranquillità mentale e assenza di pensieri.
Nella ritenzione a polmoni vuoti, che avviene dopo l’espirazione, i muscoli dell’addome e il cuore si rilassano e noi facciamo l’esperienza del rilassamento totale.
Lo scopo di questo tipo di respirazione, volutamente controllata, composta da fasi, è quello di ottenere il dominio sulla mente, attraverso il controllo dei centri cerebrali superiori e il sistema nervoso autonomo.
Ciò avviene perché il centro fisico della respirazione, come ho già detto, si trova nel midollo allungato che si trova alla base del cervello, ed è collegato direttamente al midollo spinale. Cervello e midollo spinale costituiscono il sistema nervoso autonomo da cui partono i fasci nervosi che costituiscono il sistema nervoso periferico.
Quindi il pranayama integra i livelli cerebrali superiori, il sistema autonomo e quello periferico.
Il pranayama produce molteplici effetti benefici
1. Effetti prodotti sulla respirazione
Influenza direttamente l’apporto respiratorio perché i polmoni vengono riempiti in ogni parte e le pareti degli alveoli si dilatano e si rilassano completamente, consentendo il massimo apporto respiratorio.
Aumenta la capacità vitale e la forza dei muscoli respiratori con efficacia terapeutica nella cura dei disturbi di quest’apparato.
Lo scopo fondamentale della respirazione è fornire agli alveoli polmonari sufficienti quantità di ossigeno per essere diffusa nel sangue. Durante il pranayama non viene assorbita una maggiore quantità di ossigeno (eccezion fatta per la tecnica del Kapalabhati), ma migliora la funzione respiratoria mediante l’intenso esercizio dei relativi muscoli.
2. Effetti sul sistema nervoso
Durante gli esercizi di respirazione, il corpo viene mantenuto in una condizione di rilassamento perché si effettua un’azione di purificazione del sistema nervoso, migliorando la coordinazione tra le varie funzioni e donando vitalità e flessibilità ai vari organi. Si aumenta così la resistenza fisica e mentale.
3. Effetti sulla postura
Poiché gli esercizi di pranayama si eseguono nella posizione del loto o del mezzo loto (schiena eretta, collo e testa dritti), si esercita un leggero stiramento verso l’alto del dorso e della parete addominale. Ciò consente il pieno utilizzo dell’ampiezza polmonare nelle tre regioni: addominale, toracica e clavicolare.
Chi rimane molte ore in posa seduta con il corpo piegato in avanti, a lungo andare indebolisce l’apparato digerente con problemi al tratto gastrointestinale. Nella posa eretta lo stiramento dei muscoli addominali ne migliora il tono, mentre la pressione sulle viscere addominali, che si verifica durante il pranayama, rimuove la congestione sanguigna e migliora le funzioni di tutti gli organi della cavità addominale, in particolare la peristalsi intestinale. Tenere la schiena eretta, inoltre, corregge i difetti posturali ed elimina i mal di schiena.
4. Effetti sul torace e sull’addome
Le variazioni di pressione aumentano notevolmente nella respirazione completa. Questo ha due effetti:
– favorisce la circolazione del sangue nel torace e nell’addome
– esercita, alternativamente, una compressione e decompressione degli organi che vengono stimolati a fondo; in particolar modo su cuore, polmoni, stomaco, intestino, reni, fegato, pancreas, tiroide, paratiroidi, ghiandole surrenali e sistema riproduttivo.
La produzione dei materiali di rifiuto va di pari passo con le funzioni vitali. Se questi materiali di rifiuto non vengono eliminati, danno origine a tossine nocive per l’organismo. Il Pranayama esercita una potente azione su tutti gli apparati attraverso i quali avviene l’eliminazione e, quindi, sugli organi emuntori, migliorando notevolmente la funzione di secrezione dell’organismo.
Perciò, il pranayama è una tecnica di drenaggio completamente naturale del terreno individuale.
5. Effetti sulla tonicità dei muscoli
Durante l’inspirazione controllata, vengono tonificati i muscoli intercostali esterni, il diaframma, i muscoli del collo e della parte alta del dorso, mentre nell’espirazione controllata sono tonificati i muscoli addominali e quelli intercostali interni. Nella ritenzione del respiro, tutti i muscoli agiscono contemporaneamente.
6. Effetti sulla digestione
Il Pranayama mantiene in forma gli organi della digestione esercitando su di essi una pressione maggiore o minore a seconda della fase respiratoria in atto. Ciò ne migliora il tono in quanto apporta la giusta quantità di sangue a ciascun organo e fornisce sostanze nutritive in abbondanza; al contempo consente di eliminare facilmente materie di rifiuto: si assicura così una corretta assimilazione.
7. Effetti sulla circolazione del sangue
Gli elementi nutritivi vengono trasportati dal sangue in tutto il corpo tramite la circolazione.
Il sangue esercita, però, anche un’altra importante funzione: rimuove dai tessuti le sostanze di rifiuto che vengono, poi, eliminate attraverso la pelle, i reni, i polmoni e l’intestino.
Se una parte del corpo è inattiva, l’apporto di sangue si riduce e può verificarsi una congestione. Ciò implica minor nutrimento e lenta eliminazione delle sostanze di rifiuto.
Il Pranayama, favorendo la circolazione sanguigna della regione addominale e toracica, influenza la circolazione in tutto il corpo e, di riflesso, il corretto nutrimento dello stesso.