Molti di noi sono attratti dallo yoga attraverso la pratica delle asana, ma questo è solo l’inizio di un viaggio a più livelli.
Secondo gli antichi saggi di 3.000 anni fa, ognuno di noi è composto da cinque kosha, cioè da “guaine” o “involucri” alla nostra esistenza apparentemente individuale che, come le matrioske, sono racchiusi l’uno dentro l’altro.
Essi sono: annamaya kosha (corpo fisico), pranamaya kosha (corpo pranico), manomaya kosha (corpo mentale), vijanamaya kosha (corpo dell’intelligenza o della saggezza) e anandamaya kosha (corpo della beatitudine).
Pur essendo l’uno dentro l’altro, sono però strettamente connessi l’uno all’altro. Per esempio, se siamo affaticati o tesi, il respiro diventa corto, la mente entra in uno stato di agitazione e la serenità svanisce. Quando, invece, siamo felici, proviamo sensazioni piacevoli che coinvolgono tutta la nostra persona.
Il modello dei kosha non costituisce una rigida verità, ma è un modo per:
- esplorare noi stessi, dalle parti più periferiche del nostro corpo, verso il nostro essere più profondo;
- realizzare quel processo in grado di portarci all’armonia psicofisica e spirituale.
Vediamo i kosha, uno ad uno, nelle loro caratteristiche principali.
1) Annamaya kosha (corpo fisico; collegato all’elemento Terra) E’ costituito da pelle, tessuto muscolare, ossa e organi. La sua esistenza dipende dal prana assunto sottoforma di cibo, acqua e aria respirata. Quindi, è molto importante prestare attenzione a come nutriamo il primo kosha.
La pratica delle asana, il pranayama e un’alimentazione sana aiutano a mantenere questo Kosha in condizioni ottimali, in modo da poter sperimentare la vita attraverso i nostri corpi con facilità, senza malattie.
2) Pranamaya kosha (corpo pranico; collegato all’elemento Acqua)
E’ conosciuto anche con il nome di aura ed è simile, per dimensione e forma, a quello fisico. Ha una sua struttura fisiologica composta da centri energetici, i chakra, da cui scorre l’energia attraverso una rete di canali di collegamento, le nadi, la cui funzione è quella di distribuire il prana in tutto il corpo.
A livello fisiologico, il corpo pranico interessa i sistemi circolatorio e respiratorio.
La pratica del pranayama aiuta a mantenere libera questa energia che influisce anche sulla salute del corpo fisico.
3) Manomaya kosha (corpo mentale collegato all’elemento Fuoco)
Consiste nella mente pensante e nelle emozioni.
La nostra mente è sempre affollata di pensieri che ci legano al passato e al futuro. Spesso, questi pensieri sono accompagnati da emozioni, come preoccupazione, malinconia, illusione, disillusione, rabbia, paura, che ci coinvolgono profondamente perché influenzano il flusso di energia dentro e attorno a noi che, a sua volta, influisce sulla nostra salute energetica e fisica. Infatti, questa incessante attività brucia energia e ci stanca, e può indebolirci fisicamente fino a farci ammalare, perché non siamo più in condizione di recuperare quello che consumiamo.
Quindi, è assolutamente necessario armonizzare questo Kosha con:
- le asana perché la loro immobilità favorisce la concentrazione sul respiro;
- le tecniche di pranayama perché, attraverso la respirazione, la mente è aiutata a raggiungere uno stato di calma e di serenità (il respiro è il ponte tra il corpo fisico e quello mentale);
- la meditazione perché permette di ritrovare la calma mentale e la serenità necessarie per migliorare la qualità della nostra vita, utilizzando una serie di tecniche che hanno lo scopo di allontanarci dal fiume dei pensieri (e dalle emozioni che li accompagnano) per un certo tempo, mantenendo la coscienza vigile.
4) Vijanamaya kosha (corpo della conoscenza interiore e della saggezza; collegato all’elemento Aria)
Permeando i 3 strati più densi (manomaya, pranamaya e annamaya), vijanamaya kosha è la casa della nostra conoscenza interiore e della saggezza. È questo aspetto del nostro essere, che conosce intimamente la Vita al livello più profondo, che ci invia messaggi che vanno oltre la comprensione della nostra mente.
Attraverso il processo di asana (le posture), pranayama (tecniche respiratorie), pratyahara (ritiro dei sensi), dharana (concentrazione focalizzata), e poi attraverso dhyana (meditazione), la mente si ferma perché siamo liberi dall’influenza del pensiero, dell’emozione e dell’esperienza. E, riposando in questa nostra vera natura, possiamo ascoltare, con un udito interiore che trascende ciò che facciamo con le nostre orecchie, il messaggio della Vita, permettendo a questo messaggio di allinearsi nei nostri pensieri (manomaya-kosa), nel nostro campo energetico (pranamaya-kosa), nel nostro campo di attività, nel nostro corpo fisico (annamaya-kosa) e, quindi, nelle nostre azioni ed esperienze.
Questo si sviluppa nel nostro svadharma, il nostro scopo più profondo o chiamata nella Vita (lo svadharma è il dharma, dovere, individuale quale “parte” di quello universale; tutti i dharma individuali devono essere ricondotti al Dharma Universale).
5) Anandamaya kosha (corpo della beatitudine; collegato all’elemento Etere)
E’ l’aspetto del nostro essere, che molti chiamano samadhi, che riconosciamo come profonda pace interiore e gioia, liberi dai nostri pensieri, emozioni, energia e corpo.
E’ attivo nel sonno profondo, mentre negli altri stati (veglia e sogno) lo è solo parzialmente.
Si tratta dello stato spirituale in cui sperimentiamo l’amore incondizionato e la comunione con la vita. E’ il piano della “felicità” d’ordine universale che illumina direttamente la coscienza dell’essere umano che la capta per intuizione spirituale e non per ragionamento mentale.
La meditazione quotidiana può armonizzare il corpo della beatitudine.
I Kosha sono intimamente legati ai nostri stati di consapevolezza (veglia, sogno e sonno) e ai nostri tre corpi (grossolano, sottile e causale). Man mano che arriviamo a conoscere e a comprendere ogni Kosha, dal più denso al più sottile, procediamo in un fantastico viaggio, all’interno di ognuno di noi, che ci porta verso l’Unità.