Secondo il Samkya, il più antico dei sei sistemi filosofici dell’India, l’Universo è nato grazie all’interazione di due forze primordiali:
1) Purusha (spirito/coscienza);
2) Prakrti (materia/natura, non cosciente).
Queste due forze interagiscono tra loro, essendo l’una indispensabile all’altra. Infatti, lo spirito è inattivo senza la materia, e la materia è inanimata senza lo spirito.
Prakrti è completamente pervasa da tre qualità costitutive, i guna: sattva, rajas e tamas che entrano nella composizione di qualsiasi manifestazione della natura e corrispondono a:
- leggerezza, luminosità (sattva);
- attività, dinamismo (rajas);
- pesantezza, oscurità (tamas).
Quando la quiete della prakrti, cioè l’equilibrio fra i tre guna, viene alterato, si ha l’evoluzione della prakrti, cioè l’inizio di un nuovo universo.
I tre guna sono sempre presenti in tutti gli esseri viventi e gli oggetti che ci circondano, non possono essere separati o rimossi, ma possono variano nelle loro quantità.
Noi umani abbiamo la capacità unica di alterare, consapevolmente, i livelli dei guna nei nostri corpi e nelle nostre menti, attraverso l’alimentazione, lo stile di vita e i pensieri.
Ed è per questo che ritroviamo i guna sia nella filosofia dello yoga che nella medicina ayurvedica:
- secondo lo yoga, per raggiungere la realizzazione spirituale, è necessario influire e trascendere i guna;
- secondo l’ayurveda, è necessario regolare i guna per giungere al perfetto equilibrio corpo-mente.
Questo grande interesse per i guna, da parte dello yoga e dell’ayurveda, nasce dal fatto che sono i responsabili del ciclo delle nascite e delle morti e della trasmigrazione delle anime da un corpo ad un altro (samsara) perché creano attaccamento e, quindi, si legano all’ego.
Dominando rajas e tamas, sattva prevale, e questa è la strada verso la liberazione (moksa), che si conseguirà quando anche sattva sarà stata superata, mostrando equanimità, rispetto alle tre influenze dei guna.
“Quando si alza sopra i tre guna che hanno origine nel corpo; uno è liberato dalla nascita, dalla vecchiaia, dalla malattia e dalla morte; e raggiunge l’illuminazione ” (Bhagavad Gita 14.20)
I tre guna si ritrovano in ogni aspetto dell’esistenza: nella natura (per esempio: un frutto maturo è sattvico, mentre sta maturando è rajassico, quando diviene troppo maturo diventa inerte, quindi tamasico), nella vita e in tutti gli stati della coscienza ordinaria.
Perciò, quando prevale sattva, la coscienza umana è caratterizzata da uno stato di serenità e chiarezza mentale; quando prevale rajas, la coscienza diviene attiva, dinamica, volitiva e piena di energia; quando prevale tamas, la coscienza è inerte, immersa nell’apatia e nel torpore.
Così, gli individui tamasici (il pigro e l’inerte) esitano ad essere attivi, temendo di stancarsi o di fallire; gli individui rajasici (emotivi e passionali) si tuffano a capofitto nell’azione, cercano risultati immediati, rimangono delusi quando non ottengono ciò che si aspettavano e sono fortemente legati ai frutti del proprio lavoro; mentre gli individui sattvici (le persone dotate di equilibrio mentale) sono attivi perché considerano l’azione un proprio dovere; il successo e il fallimento non disturbano la loro equanimità, armonia e gioia.
Per ridurre tamas, è necessario evitare eccessi nel dormire e nel mangiare, inattività, passività e situazioni che creano un sentimento di paura, sigarette, alcol, droghe e cibi tamasici, come carni pesanti, alimenti rovinati, trattati chimicamente, lavorati o raffinati.
Nelle persone tamasiche, il prana, che scorre nelle nadi, viene rallentato. In questo caso, si è esposti a malattie, si è poco socievoli e si tende all’autodistruzione.
Per ridurre rajas, è necessario evitare attività e lavoro eccessivi, mangiare di fretta, preoccupazioni, stile di vita esteriore, basato su beni materiali, consumo di cibi rajasici, come alimenti fritti o che richiedono molta cottura, cibi molto piccanti, cibi molto salati, spezie, caffè, cioccolata e tè.
Questi alimenti alterano l’equilibrio corpo-mente perché sovraccaricano l’organismo.
Per aumentare sattva e, quindi, per ridurre sia rajas che tamas, è necessario svolgere attività e frequentare ambienti che producono gioia e pensieri positivi, e magiare cibi sattvici, come cereali integrali, legumi, frutta e verdura fresca.
Tutte le pratiche yoga sono state sviluppate per creare sattva nella mente e nel corpo. Quindi, praticare yoga e condurre uno stile di vita yogico coltiva fortemente sattva.
Lo scopo di un praticante di yoga è quello di coltivare sattva, ma il suo obiettivo finale è quello di trascendere l’identificazione del sé con i guna, per essere distaccato sia dal bene che dal male, dalle qualità positive e negative di tutta la vita e rende così possibile la liberazione.